Foto da meteoweb.eu |
Talvolta i titoli di giornale sono in grado di rendere bene il panico creato da una situazione tragica e d’emergenza. “Terremoto in Emilia, oltre 30 scosse nella notte”, “Aumenta la benzina e torna l’incognita dell’Iva”, “Paura nella notte, decine di scosse. Trema anche il Sud”, “Strage nei capannoni, la procura apre un’inchiesta”, “Emilia in ginocchio: 228 scosse in 36 ore, 17 morti.” E così via, tutto in tempo reale, numeri e parole a raffica, come tante piccole ferite. Il web reagisce con sconcerto e solidarietà a queste notizie, come già fu per il terremoto de L’Aquila. Si diffondono messaggi a catena per far sapere cosa succede sul posto, che tipo di aiuto serve, come collaborare. C’è chi prega, chi si arrabbia, chi si organizza per partire e andare a dare una mano. Fioccano numeri della Protezione Civile o dell’Avis, e il numero nazionale a cui mandare un SMS (45500) per donare 2 euro.Quello italiano è un popolo strano, non c’è che dire. Tanto generoso nelle disgrazie, quanto restio a pagare tasse peri servizi pubblici di base. Generalmente morbido nei confronti del potere, in genere perdona tutto a tutti, e s’indigna quelle 4-5 volte all’anno, in casi estremi, quando si sente preso in giro. Poi dimentica. Nonostante questo, nonostante i furbetti, quelli che passano sopra i diritti di tutti, qualche volta è unito o forse ci prova.Mentre su You Tube sono tantissimi i video che testimoniano le scosse persino in diretta, su Twitter le notizie, i commenti e le dichiarazioni alla voce #terremoto sono dei più variegati: “La crisi taglia garanzie e diritti. Non entri in casa per timore dei crolli ma entri in fabbrica perchè temi di perdere il lavoro” dichiara Ezio Mauro, direttore di Repubblica. Da La Stampa linkano un articolo: “ L’#imprenditore ucciso dall’amore per la sua azienda, muore verificando agibilità capannone”. Fiorella Mannoia fa un appello da molti accolto: “Annullate la visita del papa e la parata militare e indirizzate quei soldi agli emiliani”. Diversi quotidiani, settimanali e mensili si mobilitano nel dare numeri di telefono utili o indicazioni nel caso ci dovessero essere ulteriori scosse, date le caratteristiche di questo sciame sismico. Si fa la conta dei morti e degli sfollati, mentre associazioni come Save the children suggeriscono di: “rassicurare i bambini e fornire loro il primo supporto psicologico: rasserenarli spiegando quello che si sta facendo per proteggerli”. Qualcuno sottolinea che “Da 2 anni Ministero e #Governo non rispondono all'interrogazione parlamentare su sistema monitoraggio #terremoti”. Qualcun altro tuona: “Niente soldi (anche per Legge) per i #terremotati, tanti soldi per gli appalti Tav”.“Ancora #condoni o cominceremo anche ad #abbattere?” ci si chiede, giustamente, a questo punto.Gli italiani sembrano essere consapevoli del fatto che si sarebbe dovuto fare di più prima, nell’applicare le norme per le costruzioni antisismiche, nel fare le dovute ristrutturazioni alle case e restauri ai monumenti che stanno andando in frantumi, scossa dopo scossa. Come ogni volta, dopo ogni terremoto, sono enormi le polemiche, ma sembra di essere sempre punto e da capo. I terremoti non si possono prevedere, certo, ma l’Italia è un paese interamente sismico e deve trovare un modo preventivo di difendersi. Non è più concepibile che si aspetti il disastro per parlarne, che si aspetti la distruzione per ricostruire.
Luisa Ferrara
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