domenica 10 giugno 2012

Il pericolo "sismico".

Da Il caffè del 1 Giugno 2012


Foto da meteoweb.eu


Talvolta i titoli di giornale sono in grado di rendere bene il panico creato da una situazione tragica e d’emergenza. “Terremoto in Emilia, oltre 30 scosse nella notte”, “Aumenta la benzina e torna l’incognita dell’Iva”, “Paura nella notte, decine di scosse. Trema anche il Sud”, “Strage nei capannoni, la procura apre un’inchiesta”, “Emilia in ginocchio: 228 scosse in 36 ore, 17 morti.” E così via, tutto in tempo reale, numeri e parole a raffica, come tante piccole ferite. Il web reagisce con sconcerto e solidarietà a queste notizie, come già fu per il terremoto de L’Aquila.  Si diffondono messaggi a catena per far sapere cosa succede sul posto, che tipo di aiuto serve, come collaborare. C’è chi prega, chi si arrabbia, chi si organizza per partire e andare a dare una mano. Fioccano numeri della Protezione Civile o dell’Avis, e il numero nazionale a cui mandare un SMS (45500) per donare 2 euro.
Quello italiano è un popolo strano, non c’è che dire. Tanto generoso nelle disgrazie, quanto restio a pagare tasse peri servizi pubblici di base.  Generalmente morbido nei confronti del potere, in genere perdona tutto a tutti, e s’indigna quelle 4-5 volte all’anno, in casi estremi, quando si sente preso in giro. Poi dimentica. Nonostante questo, nonostante i furbetti, quelli che passano sopra i diritti di tutti, qualche volta è unito o forse ci prova.
Mentre su You Tube sono tantissimi i video che testimoniano le scosse persino in diretta, su Twitter le notizie, i commenti e le dichiarazioni alla voce #terremoto sono dei più variegati: “La crisi taglia garanzie e diritti. Non entri in casa per timore dei crolli ma entri in fabbrica perchè temi di perdere il lavoro” dichiara Ezio Mauro, direttore di Repubblica. Da La Stampa linkano un articolo: “ L#imprenditore ucciso dall’amore per la sua azienda, muore verificando agibilità capannone”. Fiorella Mannoia fa un appello da molti accolto: “Annullate la visita del papa e la parata militare e indirizzate quei soldi agli emiliani”. Diversi quotidiani, settimanali e mensili si mobilitano nel dare numeri di telefono utili o indicazioni nel caso ci dovessero essere ulteriori scosse, date le caratteristiche di questo sciame sismico. Si fa la conta dei morti e degli sfollati, mentre associazioni come Save the children suggeriscono di: “rassicurare i bambini e fornire loro il primo supporto psicologico: rasserenarli spiegando quello che si sta facendo per proteggerli”. Qualcuno sottolinea che Da 2 anni Ministero e #Governo non rispondono all'interrogazione parlamentare su sistema monitoraggio #terremoti. Qualcun altro tuona: “Niente soldi (anche per Legge) per i #terremotati, tanti soldi per gli appalti Tav”.
Ancora #condoni o cominceremo anche ad #abbattere?” ci si chiede, giustamente, a questo punto.
Gli italiani sembrano essere consapevoli del fatto che si sarebbe dovuto fare di più prima, nell’applicare le norme per le costruzioni antisismiche, nel fare le dovute ristrutturazioni alle case e restauri ai monumenti che stanno andando in frantumi, scossa dopo scossa. Come ogni volta, dopo ogni terremoto, sono enormi le polemiche, ma sembra di essere sempre punto e da capo. I terremoti non si possono prevedere, certo, ma l’Italia è un paese interamente sismico e deve trovare un modo preventivo di difendersi. Non è più concepibile che si aspetti il disastro per parlarne, che si aspetti la distruzione per ricostruire.


Luisa Ferrara


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