martedì 12 marzo 2013

Il M5S e la politica reale.


Da Il Caffè del 9 marzo 2013.


Qualcuno faceva notare in questi giorni che siamo senza Papa, senza Governo e anche senza Capo della Polizia (perché ricoverato). Quasi uno stato di “anarchia”, certamente temporaneo, dai toni un po’ “alternative”, che i punk inglesi potrebbero anche invidiarci.
Ma aldilà dei commenti ironici, che l’Italia stia attraversando un periodo complesso, è ormai cosa assodata. Si dice che la crisi sia l’inizio della rinascita, se è così allora possiamo solo aspettare. Del resto, dal voto espresso nelle ultime elezioni, è parsa chiara l’esistenza di una parte dell’Italia che vuole restare ancorata alla vecchia politica e a vecchi simboli che sembravano superati, come il berlusconismo e tutto ciò che incarna. D’altro canto però, una bella fetta di italiani si è avvicinata alla cosiddetta antipolitica di Grillo, a quel Movimento 5 Stelle che ha portato in Parlamento il voto di protesta, la voglia di cambiare o meglio di distruggere la vecchia politica.
Quello che mi preme sottolineare, restando fedele allo scopo di questa nostra rubrica, è lo sciogliersi dell’antitesi reale-virtuale. Il movimento di Grillo parte dalla Rete, da quel World Wide Web che unisce persone lontane fisicamente in un unico luogo, attraverso piattaforme che permettono un dialogo pressoché “universale”. Non c’è limite alla partecipazione, alla libertà di pensiero e di espressione, tutti possono dire la propria, finalmente, tutti possono fare politica, essere opinionisti, apportare la propria visione delle cose. L’informazione non è più unidirezionale, ma è orizzontale. E con essa anche la comunicazione politica, nel tempo, è stata costretta a cambiare, ma non sempre è riuscita nello scopo. Il fatto di utilizzare un mezzo così vasto e potente, che permette una comunicazione orizzontale, non significa saperla fare.
Grillo e  Casaleggio in questo sono stati bravi, e il Movimento si è saputo muovere attraverso la Rete e le piazze, tenendo lontano i giornalisti, simbolo secondo loro del vecchio modo di fare comunicazione, quel Quarto Potere che parla ancora da uno a molti, che non è più controllo dell’operato dei potenti, che si è lasciato “asservire”. Nelle critiche di Grillo c’è sicuramente del vero, nel desiderio “distruttivo” del Movimento ci sono probabilmente tanti buoni propositi.
Il problema è capire se questa “rivoluzione” sia possibile farla in Parlamento, tenendo presente la nostra Costituzione, lo spirito democratico che la anima. Perché va bene voler punire quella classe politica nascosta dietro ai propri privilegi, ma bisogna fare i dovuti distinguo, altrimenti con un generico “tutti a casa” si rischia di far di tutta l’erba un fascio. E di questo gli italiani non hanno bisogno, non è la demagogia che ci porterà a cambiare, ma la consapevolezza che la politica non è cosa “altra” dai cittadini, ma ci appartiene. E’ da qui che bisogna partire, perché in fondo la politica, e scusate se ricorro a frasi già sentite, non è nient’altro che lo specchio della società. Ed è anche responsabilità nostra mandare al potere gente onesta, uscire dal classico “tifo politico”con cui siamo abituati e guardare ai fatti, informarci e farsi domande.
Il passaggio da reale a virtuale non è dunque così semplice, così scontato, così immediato. E’ necessario che ora il Movimento mostri le competenze e la concretezza di cui ha sempre lamentato la mancanza nella nostra classe politica, impegnandosi a governare, ed è ora che si metta in discussione, che accetti di farsi conoscere, anche tramite quel giornalismo classico che negli ultimi anni tanti sforzi sta compiendo per aggiornarsi e sopravvivere online e non solo. 

Luisa Ferrara

2 commenti:

  1. Sto aspettando anche io la messa in pratica di questi anni di lotte, idee e iniziative. La cosa che non sopporto è l'assalto mediatico che gli eletti e grillo stanno subendo. Non ricordo niente di così subdolo e violento.

    Per la serie Grillo ha fatto un pirito.

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  2. Penso sia anche la risposta all'atteggiamento di Grillo stesso nei confronti di molto giornalisti. Non voglio difendere la categoria, che spesso bacchetto e tu lo sai, ma sai quanti giornalisti precari tirano avanti con pochi spiccioli al mese, cercando di tenere la schiena dritta e facendo il proprio lavoro? Non tutti sono dei venduti o dei lecchini, e sentirsi sempre insultare non è bello nemmeno per noi (mi ci metto in mezzo anche io). Secondo me sarebbe opportuno finirla con gli insulti da una parte e i pregiudizi dall'altra, fare tabula rasa, e partire da capo. Ma io, si sa, sono un'idealista!

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