domenica 18 dicembre 2011

Italiani brava gente?


Da Il caffè del 16 Dicembre 2011 - Luisa Ferrara

Giornate di fuoco e di spari, l’assurdità si è impadronita dei TG. Tra manovre economiche, spread, Ballarò e i soliti salotti brunovespiani, notizie angoscianti hanno disturbato pranzi e cene dell’italiano medio. In meno di una settimana il nostro Paese è stato scosso da due episodi di razzismo davvero sconcertanti.

Agli italiani basta poco per cacciar fuori gli istinti animaleschi più repressi. La chiamano “esasperazione”, ma sarebbe opportuno definirla emotività immotivata. Quando si smette di ragionare sulle cose, in preda a paure infondate, in preda a un luogocomunismo becero e vigliacco, nascono i mostri della coscienza. La xenofobia e il razzismo non sono mai morti in Italia: siamo sospettosi, viviamo con la paura che qualcuno diverso da noi, ci rubi il pane sotto i denti. Banalmente, più grandi sono i problemi che attraversiamo, più rabbia repressa esprimiamo contro il diverso. Il diverso è colui che viene in Italia e ci porta in regalo la sua religione, la sua pelle, il suo odore, i suoi problemi, la sua miseria, le sue paure. Che sia rom, cinese, africano, indiano, ci va bene se fa i lavori più umili, se ci raccoglie i pomodori a 5 euro a giornata, se bada ai nostri nonni anziani, se si fa il culo nei cantieri. Dà fastidio però se apre un negozio, se concorre per un lavoro migliore. La verità è che noi vorremo fossero schiavi, l’accoglienza è solo una scusa. Ci piace l’idea che restino dei poveracci, e che debbano fare quello che noi non facciamo più, perché noi siamo “più civili”. Se stanno nel recinto, possono anche restare, se si prendono qualche diritto, allora “via da qui”. Non ci credo ai gesti folli, credo ad una cultura confusa, a una mentalità contorta, ad un’Italia vittima di 15 anni di razzismo legalizzato e portato al governo.
Erano stranieri e puzzavano; uno dei due aveva una cicatrice sul viso. Io ero vergine. È stato terribile“. Queste le parole di una ragazza torinese che ha denunciato per stupro due ipotetici rom, allo scopo di nascondere un rapporto sessuale consenziente con il suo ragazzo. La sua bugia, poi scoperta, ha provocato un disastro: una fiaccolata di protesta è sfociata nella devastazione e nell’incendio di un campo rom alla periferia di Torino.
“Viva la satira” su Facebook ha sdrammatizzato così la non notizia: “Ragazza denuncia stupro, la folla incendia un campo rom: ma lei aveva smentito. Parte con uno scivolone la campagna di tesseramento della Lega per il 2012.” Cinicamente realista, non trovate?
Ben più grave e triste quello che è accaduto a Firenze: un cinquantenne vicino a Casa Pound, che è stato definito “un intellettuale introverso”, ha ucciso due ambulanti senegalesi e poi si è tolto la vita. Ieri al programma dell’Annunziata su Rai 3 Iannone di Casa Pound ha detto che loro lo conoscevano appena, che è soltanto un folle che ha commesso un efferato omicidio, e che è sbagliato definirlo “l’assassino di Casa Pound”. Ha detto anche che Casa Pound non è razzista, non è antisemita, non è di estrema destra. In realtà, approfondendo il movimento, salta agli come essi siano dei militanti neofascisti che in alcuni volantini sono anche definiti “anti-antifascisti”. Sulle pagine Facebook delle loro associazioni disseminate in tutte Italia, è facile leggere la parola “camerati” e inneggiamenti vari a quelle ideologie. Adesso ci si vuole nascondere dietro al volontariato, ad un presunto intellettualismo. In realtà questi giovani fanno proseliti nelle scuole romane intorno a tematiche fasciste e xenofobe, organizzano sit in portandosi dietro “30 mazze di legno di lunghezza variabile tra i 50 e 60 centimetri, 50 tranci di cavi elettrici rivestiti di plastica lunghi oltre un metro, 30 bastoni di plastica di un metro, numerose bottiglie di vetro vuote, settecento sampietrini (…)”, come racconta Giuly nella pagina Facebook “No Casa Pound a Napoli”. Queste persone sono contrarie a una società multietnica e plurale, così come lo sono la Lega Nord e la destra più estrema italiana. Non vogliono integrazione, vogliono cacciare il diverso, questo è il loro pensiero quotidiano. Non vogliono ragioni. E’ su questo retroterra che possono crescere e svilupparsi atteggiamenti razzisti e violenti. Si alimenta l’odio, il disprezzo generale e irrazionale per ciò che non si conosce realmente. 
E poi succede che in un scuola media casertana, ad una bimba in seconda media venga detto dalla professoressa: “Tu sei diversa, tu sei nera”, e ci si chiede come sia possibile. Con questi presupposti, tutto è possibile. Che colpa ha quella bimba dell’ignoranza degli adulti, della loro presunzione? Che colpa hanno i genitori di quella bambina? Pensavano di trovare in Italia “la civiltà” e hanno trovato odio e razzismo. Nella pagina Facebook “Ciò che vedo in città” Monica ricorda che per fortuna non tutti gli insegnanti sono così, ce ne sono tanti che lavorano dando il cuore ai loro ragazzi. Ci mancherebbe, ma ha fatto bene a ricordarlo. L’Italia non è tutta così: ci sono tanti italiani che sanno accogliere, aiutare, che amano il confronto, la conoscenza di popoli e culture diverse, che chiedono integrazione e fanno qualcosa per ottenerla, nel concreto, tutti i giorni. 

foto di Repubblica.it


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