mercoledì 10 ottobre 2012

L'antipolitica della politica.

Da Il caffè del 05 Ottobre 2012


Che la crisi economica stia martoriando una nazione già di per sé zoppicante, è ormai evidente agli occhi di tutti. Nessuna crisi si può nascondere, anche se in passato è stato fatto da presunti validi economisti. Che in Italia la sfiducia nella politica aumenti giorno per giorno, purtroppo è ormai un dato di fatto. Ma da dove nasce l’antipolitica? Perché si diffonde? Perché trova consenso tra tanti giovanissimi, molto informati, tecnologici, e sempre in Rete? Bisogna fare alcuni dovuti distingui. Ci sono, sommariamente, diverse categorie di persone: i disinteressati, che non s’informano e talvolta non votano, o votano a caso, generalmente per simpatia. Ci sono poi gli informati super partes, che pur avendo proprie simpatie personali, valutano i candidati e i partiti politici per quello che fanno, le leggi che votano, i programmi. Ci sono gli interessati schierati, che si informano, ma sono già di parte, e difficilmente sono disposti ad ammettere fallimenti o errori della propria parte politica preferita. Poi ci sono gli “schifati”, quelli che hanno creduto nella politica, o almeno ci hanno provato, ma negli anni, man mano hanno perso fiducia, si sono sentiti traditi, presi in giro dai partiti e dai vari personaggi politici. Questi ultimi generalmente hanno due tipi di reazione: il primo è il completo disinteressamento e allontanamento dalla vita politica; il secondo è più attivo, se non reattivo, e comporta il desiderio forte di cambiare le cose, di rivoluzionare un sistema corrotto.
Indubbiamente in Italia si sta vivendo una fase complessa per cui la maggior parte della popolazione non si riconosce più in questo attuale sistema, ed è molto delusa da buona parte della nostra classe politica. Si sente parlando con persone colte e informate, così come ascoltando i commenti di persone semplici ma non necessariamente meno sagge. Si può avvertire nella rabbia di molti utenti di Internet, nei commenti ai tanti articoli che girano online, alcuni offensivi, altri pieni di tristezza. Gli ultimi scandali sui grossi sprechi di alcune Regioni, hanno fatti rabbrividire tanti onesti cittadini.
Ecco che bisogna andare a fondo, e capire che l’odio nei confronti della politica è sicuramente distruttivo, ma è necessaria una denuncia senza se e senza ma. Non si può più far finta di nulla, bisogna ammettere che c’è una profonda crisi di valori e che oltre a fare pulizia, è urgente cambiare molte leggi. Quello che è accaduto finora non può continuare ad accadere. E questa non è antipolitica, ma è l’unica ancora di salvezza che la politica possiede, se vuole tornare a essere una risorsa agli occhi dei cittadini. La distanza che c’è oggi sembra tanto insormontabile quanto incomprensibile. Chi sottrae soldi pubblici dovrebbe essere allontanato definitivamente dalla politica, che non è altro che gestione della cosa pubblica. E’ assolutamente improponibile che i partiti accedano a rimborsi elettorali così onerosi e che non ci sia nessun organismo di controllo che richieda la restituzione dei soldi non spesi a fini elettorali e politici. E ancora: quanto altro dobbiamo aspettare per avere una legge anti corruzione? Perché il Parlamento non riesce ad approvarla?

Blandire gli umori distruttivi è sempre pericoloso: sindaco Renzi io lascio volentieri a #grillo #antipolitica, voglio #altrapolitica”, scrive Marco su Twtitter, ma non è il solo a “lamentarsi”.
Cari #partiti perché non abolite il finanziamento pubblico? perché non riducete il n. di parlamentari? non e' #antipolitica e' buonsenso!”, fa eco un alto tweet. E ancora: “Il "partito" dell'astensione sale al 33%... se non sono segnali questi #elezioni #antipolitica”.
Continuare a chiamare #Antipolitica ciò che è la VERA politica mi sembra controproducente, autolesionista e ipocrita. Vero #partiti ?” scrive Fabio. “Non è #antipolitica ma è #anticlassepolitica contro persone ignobili che non rappresentano il paese #tuttiacasa ma #subitoepersempre” scrive Stefano. “L'#antipolitica e' figlia della #cattivapolitica e ci vorranno 20 anni per ricostruire la fiducia degli italiani” scrive Cecilia, citando la giornalista Concita De Gregorio, intervenuta a Ballarò.
Un altro tweet è molto diretto: “Loro contestano #antipolitica, ma sono dediti a interessi personali e non al bene comune”, mentre Carmelo, parlando di Grillo, chiosa “Siamo pronti a innamorarci di nuovo dei montatori di forche scambiandoli per salvatori della patria? Pare di sì. #antipolitica #Grillo”.
Le domande sono tante, ma ora ne ho io una per voi: perché l’antipolitica che non propone alternative, di per sé è così nefasta? Perché bisogna ricordare che l’organizzazione in partiti e l’esistenza di una democrazia con alternanza di per sé è un sistema teoricamente corretto. Il fatto che all’interno dei partiti vi siano individui non degni di rappresentare i propri concittadini è una conseguenza di come è organizzato il sistema di selezione e scelta. Ma anche del poco interesse e dell’ignoranza di chi finora ha scelto. Di un sistema dell’informazione che talvolta è succube di interessi partitici, non libero, non super partes, non indipendente.
Il nostro Paese ha bisogno di ricominciare a credere in se stesso, ma deve prima decidere da che parte vuole andare. Se vuole ancora difendere e prendere esempio dai furbi, o finalmente virare verso l’onestà e la correttezza. Se vuole difendere mentalità mafiose o preferire alla sopraffazione, diritti e giustizia sociale. Se vuole premiare forze imprenditoriali innovative, invece di tenere in vita realtà sanguisuga che non danno alcun frutto. Le sfide, come le preoccupazioni, sono tante. Ma non si può smettere di crederci.
L’antipolitica deve diventare “anti mala-politica”, trasformandosi in linfa per un vero cambiamento.

Concludo con un tweet che sembrerà banale, ma che sintetizza il sentore comune: “La cosa che risulta chiara adesso, guardando lo scandalo dei fondi pubblici usati dai partiti, è che l'unica #antipolitica è la loro. Reset”.

Luisa Ferrara

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