giovedì 4 ottobre 2012

Youth Media Days

Da Il caffè del 28 settembre 2012.


“Si scrive Youth Media Days, si legge Festival del giornalismo di Napoli”. Questo l’inizio dello spot che si può ascoltare sul sito del Festival del giornalismo giovane, organizzato da Youth Press Italia (festival.youthpressitalia.eu/), costola italiana di European Youth Press, che raggruppa una ventina di associazioni nazionali di giovani giornalisti e partecipa a varie attività, corsi e progetti di scambio organizzati in tutta Europa, in collaborazione con le istituzioni europee. 
Dal 21 al 23 settembre al Pan - Palazzo Arti di Napoli, ci sono stati tre giorni di dibattiti e convegni con numerosi e importanti argomenti, dalla lotta al precariato, alle nuove frontiere del giornalismo, dall’utilizzo delle nuove tecnologie, all’esigenza di riconoscersi in professionalità ben definite. E tanto altro ancora, il tutto all’insegna di una grande apertura al giornalismo internazionale e ai social network che hanno il merito di interconnetterci tutti all’istante.
L’hastag Twitter utilizzato per postare e condividere opinioni, foto e dichiarazioni durante i convegni, è #YMD12. Tra pc e smartphone, noi dell’ufficio stampa social, abbiamo avuto gran lavoro, cercando di aggiornare in tempo reale coloro che ci seguivano dai loro pc, o dai loro telefoni o tablet, ovunque essi fossero.
Un festival in “presa diretta” con ospiti dal calibro di Pino Scaccia reporter storico del Tg1, Lirio Abbate dell’Espresso, i ragazzi di Radio Siani impegnati nella lotta anticamorra sul territorio, il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino, Amalia de Simone del Corriere della Sera, Ottavio Lucarelli dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, Luigi De Magistris Sindaco di Napoli e Antonella Di Nocera Assessore alla Cultura. E ancora, per parlare di giornalismo precario, Ciro Pellegrino del Coordinamento dei giornalisti della Campania e Valeria Calicchio di Errori di Stampa. Presenti molte radio e giornali universitari campane, come Federico Tv, Il Levante, Radiorientale, Run Radio, Zai.net, F2 Lab e Unis@und.
Sale gremite di giovani molto decisi, talvolta arrabbiati, preoccupati per il loro futuro, desiderosi di avere qualche risposta, ma soprattutto di fare domande. Dai 14 anni in su, fino ai 30. Perché oggi si è giovani,  e quindi anche precari, fino ai 40 anni se non di più. L’accesso alla professione sta diventando sempre più un miraggio, con tutti i dubbi e le perplessità sulle costose scuole di giornalismo e sull’esistenza di ben due albi professionali. Qual è il modo migliore per avvicinarsi alla professione? Quali sono gli sbocchi occupazionali? Perché in Italia abbiamo Master in giornalismo così cari? Perché non esiste un’università pubblica che permetta di diventare giornalisti?
Ci sono giornalisti precari pagati anche 3 euro al pezzo e questo è un vero e proprio scandalo. Sono d’accordo anche il presidente dell’Ordine Enzo Iacopino, Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana e Paolo Butturini, segretario di Associazione Stampa Romana. Bisogna assolutamente trovare una soluzione, ci vogliono controlli, bisogna limitare il potere degli editori, bisogna fare leggi che tutelino i giornalisti.
Un primo passo può essere portare avanti la legge sull’equo-compenso, che assicuri ai giornalisti precarizzati un minimo di retribuzione. Ma non basta. C’è bisogno di una nuova consapevolezza che spinga i giornalisti e i praticanti a rifiutare di lavorare gratis o per pochi centesimi al pezzo, affinché al merito e alla preparazione siano dati valore e riconoscenza. Non si deve più cedere alla lusinga di chi dice “ti do visibilità”, perché è solo un modo per sfruttare giovani firme desiderose di affermarsi e farsi conoscere, senza le quali probabilmente molti giornali non uscirebbero proprio.
Si è parlato molto dei diritti chi ogni giorno fa il proprio dovere, ma si sente invisibile e maltrattato dallo Stato. Iacopino ci ha tenuto a precisare la sua lotta per l’approvazione della “Carta di Firenze” a tutela del lavoro giornalistico precario. La carta fa appello in primis alla Costituzione, che difende l’uguaglianza e la libertà di ogni singolo cittadino (e quindi sancisce l’impegno della Repubblica a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale), ma propone anche politiche attive e concrete contro la precarietà. Un giornalista sottopagato è sicuramente più facilmente condizionabile nella sua indipendenza e imparzialità, e per questo l’Ordine e l’FNSI si impegnano a vigilare affinché ci sia un compenso degno per tutti gli iscritti all’Ordine e i praticanti. L’invito è però anche quello a denunciare gli illeciti e i soprusi, al fine di poter permettere all’Ordine di applicare le dovute sanzioni.
Tre giorni importanti, per riflettere, informarsi, confrontarsi, sperando che qualcosa possa cambiare, e che nel magma della Grande Rete, tra chi scrive per hobby, chi usa i social network e chi li evita, chi ha un blog e chi invece di giornalismo ci campa (o meglio ci sopravvive), si faccia presto un po’ di ordine.
Luisa Ferrara

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