giovedì 8 novembre 2012

Marchionne VS Fiom: la storia infinita.


Da Il caffè del 2 novembre 2012.



Soltanto pochi giorni fa, l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne, John Elkann rappresentante della famiglia Agnelli e Mario Monti, si erano riuniti attorno a un tavolo per affrontare il “caso Fiat”. Il grande imprenditore, che alcuni dicono sia ammirato in tutto il mondo come sinonimo di imprenditoria moderna e innovativa, aveva da poco annunciato il fallimento del piano investimento “Fabbrica Italia” lanciato nel 2010, senza però chiarire se la Fiat avesse intenzione di restare comunque in Italia o volesse lasciare il Paese.
Dall’incontro sono venute fuori alcune novità, che confermano il sodalizio infinito e malato tra Stato e Fiat: sembra che l’azienda voglia impegnarsi a salvaguardare la presenza industriale del gruppo in Italia, e dal canto suo, il governo Monti, intende costituire un gruppo di lavoro allo scopo individuare le migliori strategie per favorire l’export nel settore automobilistico.
Sono decenni che lo Stato paga gli errori strategici e imprenditoriali del gruppo Fiat, andandole incontro con sovvenzione dirette o indirette, come ad esempio la cassa integrazione per gli operai. Negli ultimi due anni, a causa della crisi economica, la situazione si è aggravata e Marchionne ha più volte minacciato di spostare la produzione all’estero, dove i costi sono più bassi.
Il problema è che se crolla Fiat, se chiudono stabilimenti come quello di Pomigliano o Mirafiori, è la fine anche per tutte le aziende dell’indotto, che producono per Fiat. Un dramma nazionale, di grande portata, che racchiude in sé tante piccole storie, di lotte operaie, sindacati e trattative.
E’ del 31 ottobre la notizia che Fiat metterà in mobilità 19 lavoratori  nella fabbrica di Pomigliano per poter reintegrare i 19 dipendenti iscritti alla Fiom che hanno presentato ricorso per discriminazione. Forse l’epilogo, o forse un’altra battaglia, della guerra che da anni coinvolge Fiat e Fiom, sindacato considerato “ribelle” e talvolta scomodo, come fu in occasione del referendum sulle condizioni di lavoro che vide contrapporsi Fiom a tutti gli altri sindacati.
Piovono le battute su Twitter: “Di questi tempi ti assumono in fabbrica solo se hai la tessera Fiom”, a sottolineare l’assurdità della situazione. Non sembra concepibile, infatti, che per rispettare un’ordinanza di un giudice, si debba procedere ad altri licenziamenti, considerando anche che per un’azienda di questo tipo, 19 operai non possono rappresentare realmente un problema. “#Marchionne sul Corriere.it ‘non accetto lezioni di #democrazia’. Lui preferisce scatenare una guerra tra poveri”. Qualcun altro si sbilancia: “Fiom Marchionne avanzi del ventennio”.
Colpisce la durezza del Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, molto attivo dal lato dei social media, che lapidario scrive su Twitter: “Marchionne è un miope padrone. Soltanto un miope padrone può comportarsi in questo modo, umiliando i lavoratori...”.
Dall’humor quasi un po’ nero, un altro commento: “Se dai il tuo numero a #Marchionne, devi aspettare che muoia un suo amico perché ti faccia spazio nella rubrica del telefono #marpionne”.
Per Giorgio Airaudo, segretario nazionale Fiom, “si tratta di una procedura chiaramente ritorsiva, chiaramente antisindacale e chiaramente illegittima perché i motivi addotti dalla Fiat non giustificano nessun licenziamento, anche in considerazione del fatto che l’azienda ha firmato un accordo nel quale assumeva l’impegno a riassumere tutti i lavoratori del Giambattista Vico in Fabbrica Italia a Pomigliano”.
Voglio concludere, citando un tweet di un famoso rapper italiano, Frankie HI-NRG che scrive: “Ma Marchionne, una passeggiata negli anni '70 no?”. Della serie, non scordiamo i tanto sudati diritti dei lavoratori, per cui, generazioni di persone, hanno lottato. 

Luisa Ferrara

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