lunedì 13 febbraio 2012

Posto fisso dei miei stivali.

Da il Caffè del 10 Febbraio 2012




Il trio delle meraviglie, Monti-Fornero-Cancellieri, torna a colpire e stavolta lo fa unanime. Con la fine del governo Berlusconi, il popolo Italiano probabilmente aveva sperato in una politica dei fatti, con meno chiacchiere e meno improbabili uscite mediatiche. E invece bisogna ricredersi: anche il governo tecnico di tutti i governi tecnici, quello sobrio, che deve salvare l’Italia e ridarci forza in Europa e credibilità nel mondo, bene anch’esso non resiste al circolo vizioso delle dichiarazioni plateali. Ha dato il via alle danze lo stesso Monti, dichiarando che “il posto fisso è monotono”, gli ha dato man forte la Fornero dicendo che “il posto fisso è un’illusione”, e infine, la Cancellieri: “noi italiani siamo fermi al posto fisso nella stessa città di fianco a mamma e papà”.
Certe volte quello che fa male nell’essere cittadini di questo grande Paese è lo scollamento tremendo, storico, generale, che vi è tra politica e società. Basta farsi un giro su Twitter per capirlo, per leggere le centinaia di reazioni indignate di lettori di ogni tipo, famosi o meno che essi siano. Mauro scrive: “Ma quale posto fisso? Nemmeno un’opportunità di lavoro è concessa di questi tempi!”. Luca Sofri chiosa: “A me pare che i giovani italiani siano molto più abituati a non pensare al posto fisso di quanto dica Monti: sono i meno giovani ad agitarsi”. In effetti, Sofri tocca un punto importante. Il posto fisso? Ci abbiamo rinunciato da tempo, i sessantenni probabilmente sono gli ultimi ad averne “usufruito” nel bene e nel male. Il problema d’oggi è averlo un posto, e mantenerlo il tempo necessario per provare a  impostare una possibile vita. I  giovani vorrebbero la possibilità di andar via di casa prima, talvolta con una laurea in tasca, ma anche uno stipendio decente per pagarsi un affitto. Questi sono i problemi che vanno affrontati. Non è il posto fisso che manca, è proprio il posto, una cosa chiamata lavoro retribuito e non “stage”, che porta in sé, almeno un minimo, la possibilità di essere indipendenti. Dalla redazione de Linkiesta fanno giustamente notare: “Caro Monti, in banca se non sei monotono un mutuo non te l’accendono”.
Twitter insorge e non lo fa con delicatezza: si è pronti a colpire chi parla troppo e a vanvera, anche sul personale. Tra i twit del Popolo Viola si legge: “Quant’è monotona la figlia della Fornero, ha più di un posto fisso (grazie alla madre)”. In effetti la signora Deaglio ha ben due incarichi fissi, e molto importanti: è professore associato alla facoltà di Medicina dell’Università di Torino, lo stesso ateneo dove insegnano mamma e papà, ed è anche  responsabile dell’unità di ricerca presso la HuGeF, fondazione che si occupa di formazione avanzata nel campo della genetica, creata dalla Compagnia San Paolo, ente presso il quale la mamma ministro è stata vice presidente fino al 2010.
Un certo “Insopportabile” risponde con cinismo, invece, alla Cancellieri: “ ‘Gli italiani cercano lavoro vicino a mamma e papà’. Morire di fame insieme aiuta.” E Sara, aggiunge: “Ovvio che gli Italiani devono trovar lavoro vicino ai genitori, agli anziani chi ci pensa?”. Ed ecco che grazie a 140 caratteri ti scorre davanti agli occhi, come un film suddiviso in fotogrammi, la situazione italiana.
Non solo non c’è lavoro per i giovani, ma molti padri e madri di famiglia stanno rischiando di perderlo a 50 anni, non avendo alcuna possibilità di trovarne un altro, dal momento che un vero mercato del lavoro è quasi completamente assente nel nostro Paese. Manca una vera politica di welfare, che non sia mero assistenzialismo, e mancano ammortizzatori sociali trasversali alle varie categorie.  E gli Italiani lo sanno, anche se non sono tutti economisti. Qui non è la Danimarca, non è la Svezia. Non si può pensare di importare modelli di quel tipo senza avere le basi strutturali. Bisogna partire (quasi) da zero. 


Luisa Ferrara

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